Massimo Francesco Palmeri, procuratore della Repubblica di Enna, secondo il Consiglio Superiore della Magistratura non deve e non può dirigere le procure del trapanese
Un tema centrale, quando si discute di mafia e dei tanti poteri che comandano nel nostro paese, è quello della giustizia e della legalità. E di certo una situazione ai limiti della giustizia, o anche leggermente oltre ogni limite, è ciò che sta avvenendo al Procuratore della Repubblica di Enna, una vicenda che è stata evidenziata in occasione dell’evento del 2 settembre 2022 in Aidone sul tema “La storiografia dell’ultimo trentennio sul nesso mafia-chiesa: florilegio dei poteri e percorsi che si sovrappongono”, organizzato dall’Ordine dei Giornalisti, con la presenza in platea di giornalisti, politici e uomini di potere per indurre a far accendere i riflettori su un caso che dovrebbe far riflettere chi crede nella Legge uguale per tutti, nella democrazia e nella meritocrazia.
Bene, il dottore Massimo Francesco Palmeri è Procuratore della Repubblica di Enna da quasi sette anni. Prima di venire ad Enna ha ricoperto di fatto incarichi direttivi nelle procure di Trapani e Sciacca, ha svolto attività antimafia, coordinato indagini che hanno portato in carcere per associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, numerosi appartenenti a Cosa Nostra nel Trapanese. Ha un curriculum cui non si deve aggiungere altro e inoltre, come detto, da anni è capo di una procura per lunghi tratti disagiata, con tutto ciò che ha comportato l’onere di dover gestire contemporaneamente un ufficio senza direttore generale, perché a Enna manca, e svolgere l’incarico di procuratore della Repubblica, dirigere le attività investigative delle Forze dell’ordine, sovrintendere, coordinare e vistare il lavoro di sostituti procuratori quasi sempre di prima nomina, nonché partecipare spesso alle udienze, in prevalenza dinanzi ai gip e ai gup, ma non esclusivamente.
Bene, nonostante tutto ciò, il suo nome è stato più volte non preso adeguatamente in considerazione da un CSM che ha dimostrato di non tenere conto dei titoli acquisiti. E questo non lo dice il procuratore Palmeri, attenzione, lo ha detto il TAR del Lazio, che ha definito il giudizio con cui è stato preferito a lui un altro magistrato, per l’incarico di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trapani, affetto da “plurimi profili di irragionevolezza, tali da non rendere comprensibili le ragioni della prevalenza” di un altro nome rispetto al suo, sottolineando come la comparazione tra i due candidati fosse “oggettivamente lacunosa, con una consequenziale compromissione dell’impianto motivazionale, che non risulta completo nei necessari passaggi logici”.
E’ una storia, la scelta di un altro magistrato al suo posto nel momento del voto della commissione, che sembrerebbe essere in procinto di ripetersi, per la designazione del nuovo procuratore di Marsala. Anche qui, il CSM sembrerebbe sul punto di optare per un’altra persona, con minore esperienza di Palmeri, il quale, nell’eventualità che ciò accada, si prepara a presentare un nuovo ricorso.
Ecco, un osservatore distratto potrebbe pensare che si tratti di coincidenze, o tutt’al più di banali casi in cui un organo indipendente, come il CSM, fa valere la propria discrezionalità. Noi non discutiamo neppure questo. Ciò che si discute è il merito e i criteri secondo cui viene utilizzato questo potere discrezionale, perché appare evidente un accanimento nei confronti di un magistrato integerrimo, che siamo andati a trovare un paio di giorni fa, per invitarlo all’evento de quo.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui ed è emersa tutta l’amarezza che sta vivendo quest’uomo delle istituzioni. Abbiamo avuto modo di percepire in maniera lampante il suo stato d’animo: un uomo che ha fatto della lotta al crimine e al malaffare la propria stella polare, all’improvviso, per i continui torti subiti, sta cominciando a dubitare del senso stesso di una giustizia che difende, dalla prima linea, ogni giorno.
E tutto ciò, dal nostro modestissimo punto di osservazione, non dovrebbe accadere in un Paese democratico come l’Italia.
Paolo Battaglia La Terra Borgese_Nino Costanzo